Everybody lives

Richiamato per risollevare Doctor Who dall’abisso in cui l’avevano precipitato le ultime gestioni, Russel T. Davies torna portandosi dietro i suoi campioni, Catherine Tate e soprattutto David Tennant. Il risultato sono tre special, tra cui un piccolo capolavoro, Wild Blue Yonder.

Una volta riavuto il suo Dottore però RTD non lo lascia più andare, e s’inventa la bi-generazione per farlo sopravvivere all’nevitabile arrivo del nuovo Dottore, parcheggiandolo poi a casa di Donna, in attesa del prossimo special. Dfficile dispiacersene, purché l’Everybody Lives non divent la cifra – Disney – della nuova gestione.

It’s a kind of magic

La miniserie Good Omens è una delle migliori trasposizioni mai realizzate d’un classico, grazie innanzitutto all’assoluta perfezione del cast, e alla sempiterna genialità del testo.

Ma se l’interpretazione magica di David Tennant e Michael Sheen (e Jon Hamm) e l’ironia iconoclasta di Neil Gaiman e Terrry Pratchett ancora non vi bastano per considerare Good Omens la serie dell’anno, pensate a come la rivalità tra Paradiso e Inferno oggi rispecchi accuratamente quella fra Imperialisti e Populisti, fra Draghi e Trump, tanto diversi nell’apparenza quanto simili nella sostanza, nei mezzi e nei fini. Stessa arroganza, stessa crudeltà, stesso reale obiettivo al di là della retorica: il potere.

Anche stavolta, come negli anni della Guerra Fredda, la scelta giusta fra i due è nessuno dei due, è l’unica vera alternativa, l’anarchia e l’empatia dell’ineffabile Aziraphale, e di Crowley, suo ironico, inseparabile compagno e salvatore.
Angelo e diavolo custodi dell’umanità.

A Good Man Goes To War

War TenMoffat non è capace di mostrare anziché raccontare nemmeno quando dovrebbe per forza: se non c’è nessun personaggio in scena, ci mette la voce narrante. In rima.

RTD invece è capace di mostrare anche mentre deve raccontare. In The End of Time, Ten spiega a Wilfred quanto i Time Lord sappiano diventare pericolosi, e contemporaneamente glielo dimostra. Infatti in pochi minuti trasforma un cargo mercantile in un’astronave da guerra, mette l’ottantenne Wilfred alle mitragliatrici, sbaraglia tutta la contraerea missilistica della terra, e si precipita come un kamikaze giù dall’astronave direttamente attraverso il lucernaio per spianare una pistola in faccia a Rassilon, e rispedire l’intero pianeta Gallifrey all’inferno.

Non c’era nessun bisogno che Moffat s’inventasse il suo loffio War Doctor, noi avevamo già visto il War Doctor. Ten in The End of Time.

La voce del padrone

KilgraveLa cosa più inquietante del potere di Kilgrave è l’essere profondamente realistico.
L’essere la puntuale estremizzazione metaforica del reale potere di persuasione, manipolazione, ed espropriazione del consenso che conosciamo bene, e vediamo tutti i giorni all’opera esercitato dalle classi dirigenti attraverso i media. Il potere di convincere gli altri a vivere e lavorare da schiavi. A suicidarsi. Ad ammazzarsi a vicenda.

Lo stesso Kilgrave, nel nono episodio dell’ottima nuova serie Marvel Jessica Jones, dimostra infatti come la componente “fantascientifica” del suo talento sia in realtà secondaria, riuscendo a essere diabolicamente persuasivo anche mentre non può adoperarla.

Kilgrave è sicuramente il personaggio migliore e più interessante del Marvel Cinematic Universe finora, grazie anche alla straordinaria interpretazione di David Tennant, che si dimostra ancora una volta uno degli attori di maggior talento oggi in circolazione.

Perfetta anche Krysten Ritter nel ruolo della protagonista, una convincente versione femminile del detective hard-boiled. La serie è al suo meglio però quando la generale atmosfera noir trascende nell’horror psicologico- metaforico, grazie a Kilgrave.

Kilgrave è un Demiurgo. Un Neuromante. Un’incarnazione di Palmer Eldritch. L’elemento SF rende il suo potere più teatrale, ma la vera radice della sua influenza, come il segreto per liberarsene, sta nella consapevolezza della sua reale natura.

Ten shot first

teot”Of course he didn’t! He’s Doctor Who. He doesn’t do things like that.” – Steven Moffat

Ten lo ha fatto. In The End of Time:

Ten: “Back into the Time War, Rassilon, back into hell!”
La profetessa: “Gallifrey falls!”
Rassilon: “You die with me, Doctor”
Ten: “I know”

Il timelock era già chiuso, Rassilon ha cercato di scapparne fuori come uno scarafaggio mentre il Doctor Umarell cagava dubbi nel ‘500, con Ten e lo Scucchione.
Per fortuna, nel 2009 RTD ha trovato un modo per rendere il suo lavoro impossibile da riscrivere completamente, facendo distruggere Gallifrey anche a Ten, sullo schermo, e in punto di morte. Così, visto che è inevitabile mantenere TEOT nel canone – perché inestricabilmente collegato al resto della serie – nonostante l’orrido retcon moffattiano, ci resta ancora Ten ad avere avuto il coraggio di farlo, almeno una volta.