In the mouth of madness

I protagonisti sono seduti in un ristorante a discutere. Improvvisamente un tizio armato d’ascia sfonda la vetrina, irrompe nel locale, e comincia a massacrare indiscriminatamente chi gli si trova davanti.
In the Mouth of Madness è un film di John Carpenter del 1994 che prevede la sanguinosa disintegrazione della società, e della realtà stessa, causata dalla diffusione del seme della follia attraverso i media come un virus.

Chi ha cominciato questa guerra immaginava come potrebbe finire?

Dopo mezzanotte

listen.jpgÈ emblematico come gli episodi peggiori di Moffat siano quelli più velleitari.
Ogni volta che tenta di filosofeggiare fallisce così miseramente da totalizzare quantità industriali di fremdschämen.
L’esempio più rappresentativo è Listen, l’episodio nel quale Moffat spedisce il suo Dottore a caccia dei propri demoni interiori, e contemporaneamente ci infligge il primo appuntamento di Clara e Danny.
Il fatto che il suo Dottore abbia aspettato di superare i 2000 anni per andare a caccia dei propri demoni interiori, e soprattutto che ad oltre 2000 anni d’età non abbia ancora capito che sono per l’appunto interiori, è patetico almeno quanto il suo continuo interrompere la ricerca per stalkerare Clara, e costringerla in un ambiguo ruolo materno che finisce per farne la diretta responsabile del suo particolare ridicolo trauma primigenio.
Ah, le donne.
Listen viene definito dai suoi fans la “risposta” di Moffat a Midnight, il capolavoro disturbante e attualissimo di Russell T. Davies sulla paranoia xenofoba.
In realtà Listen è la controparte di Midnight solo come Kill the Moon è il Nadir dello Zenith di The Waters of Mars.

Mezzanotte è passata. Moffat sta finalmente per fare le valigie.
14 episodi all’alba.

Tempo scaduto

teotAl netto degli eccessi da series finale, The End of Time è uno dei migliori episodi di Doctor Who, e uno dei testi più politici di Russell T. Davies.
The End of Time ci dice esplicitamente che le nostre rapaci e guerrafondaie classi dirigenti che stanno portando il mondo alla rovina devono essere spazzate via, senza se e senza ma.
Si tratta della nostra sopravvivenza o la loro.
Un messaggio rivoluzionario nel senso letterale del termine, che Moffat s’è ovviamente affannato a cercare di cancellare, prima col retcon di The Day of the Doctor, che senza vergogna afferma l’imperativo opposto di preservare a tutti i costi quelle stesse classi dirigenti rapaci e guerrafondaie.
Poi con The Time of the Doctor, nel quale il suo Eleven infligge agli abitanti di Trenzalore una guerra millenaria che avrebbe potuto evitargli del tutto semplicemente andandosene, e viene ricompensato per questo con un nuovo ciclo di rigenerazioni dai rapaci e guerrafondai Time Lords che ha preservato.
E infine, con l’indegna pantomima di Hell Bent, nel quale il suo Rassilon, inspiegabilmente immemore della propria ferrea determinazione a distruggere l’universo pur di conservare il potere fino all’ultimo, si rivela improvvisamente disposto a cederlo subito a gentile richiesta.
Perché Moffat ci tiene a farci credere che i dittatori alla Erdogan siano in fondo solo vecchietti un po’ burberi, come i cloni di Scrooge che puntualmente infestano ogni suo special natalizio.

Ancora una volta c’è uno Zenith, The End of Time, e un Nadir, la trilogia Gallifreyana di Moffat.
Il suo tempo però è in scadenza.
Speriamo torni finalmente quello delle sceneggiature decenti.

Priorità

Le breaking news belliche (o presunte tali) rivoluzionano tutta la programmazione Tv. Espandono indefinitamente le dirette dei Tg, cancellando e sostituendo ogni trasmissione prevista.
Tranne la pubblicità.
Dopotutto c’est l’argent qui fait la guerre.

Il ruolo della donna

mDopo averne cambiato sesso e genere, Moffat ha azzerato tutto lo sviluppo psicologico e narrativo aggiunto al personaggio del Master da autori ed interpreti in quarant’anni, da Barry Letts e Roger Delgado a Russell T. Davies e John Simm, e ne ha fatto una macchietta patetica con un nomignolo da chiwawa, completamente al servizio del protagonista maschile.

Anche Missy è un esempio di quello che Moffat pensa veramente delle donne.