The Suicide Squad è molto migliore del precedente, più che un seguito, un vero e proprio reboot. Molta autoironia, molta violenza splatter, effetti speciali psichedelici, e qualche momento di insospettabile poesia, per un plot che evoca la politica criminale degli USA in America Latina e non solo. Un film da recuperare.
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Saul gone
Alla fine, Saul Goodman paga per tutti. Gli è toccata la sorte peggiore: un finale moralista.
Piccoli Assassini
La serie francese Little Murders riscrive per la tv i romanzi di Agatha Christie, sostituendo gli investigatori originali – Hercule Poirot, Miss Marple – con un set di personaggi francesi al limite della macchietta.
Viene da chiedersi come reagirebbero i francesi se lo stesso trattamento venisse riservato a Georges Simenon. Se qualcuno riscrivesse i romanzi di Maigret senza Maigret, affidando i suoi casi a Mr. Bean.
The oncoming storm
Il cliffhanger che conclude la quinta stagione di Better Call Saul è narrativamente perfetto.
In questi giorni apocalittici però non si può fare a meno di pensare che potrebbe rimanere irrisolto. Lasciando Better Call Saul e Breaking Bad come i due tronconi sfasati di certi ponti italiani incompiuti, che non potranno incontrarsi mai.
Night of the Dead Aid
Ieri notte, fra le due e le quattro (ora italiana) è andato in onda in mondovisione l’One World Together at Home. Pubblicizzato come un concerto, è stato in realtà una mesta videoconferenza nella quale alcune popstar, Lady Gaga (l’organizzatrice) Paul McCartney, Stevie Wonder, Elton John, Celine Dion, Andrea Bocelli e pochi altri si sono a turno collegati per cantare una canzone al pianoforte delle loro ville.
Qualcuno, come Beyoncé non ha neanche cantato, ma s’è limitato ai soliti discorsi di rito, ripetuti anche da Bill Gates, Oprah Winfrey, Laura Bush e Michelle Obama, su immagini di moltitudini in mascherina.
L’unica cosa a somigliare vagamente a un concerto s’è dimostrata la session a distanza degli immarcescibili Rolling Stones.
Per tutto il resto, è stato uno spettacolo profondamente malinconico e sinistro, specie se paragonato al ricordo del Live Aid.
È stato il ritratto d’una civiltà di miliardari blindati nei loro castelli, circondati da masse disperate.
Una civiltà morente.
E non solo di Coronavirus.
Unbreakable
Quando tutto questo sarà passato, ricorderemo che qualcosa, anche nell’ora più buia, non s’è mai fermata.
La pubblicità
Isolamento sociale
Finiremo tutti come Jack Torrance.
Reverse benchmark
Si abbracciano per strada. Si sdraiano sul pavimento. Si scambiano le posate. Leccano il ripiano della cucina. In questi giorni i garruli idioti degli spot pubblicitari sono più odiosi che mai.
La Dottoressa Giò
Il flop della passata stagione ha spinto Chris Chibnall, attuale showrunner di Doctor Who, a rinunciare al tentativo d’imitare Russel T. Davies, e cominciare ad imitare Steven Moffat, con una Thirteen che non è più la copia sbiadita di Ten, ma di Eleven, un Master ridicolo che si crede Zoolander, e un retcon demenziale che demolisce la mitologia della serie dalle fondamenta, declassando il personaggio del Dottore da Timelord ribelle a Principessa Segreta, classico trope sessista ed eugenetico che fa derivare la rilevanza d’un personaggio femminile dalle sue ascendenze biologiche.
Chris Chibnall non è riuscito come sperava ad eguagliare Russell T. Davies. Però è riuscito a superare Moffat.
In peggio.
Deja vu
L’intervista del TG alla virologa che dice di non farsi prendere dal panico sarebbe molto più rassicurante se non fosse una scena che c’è all’inizio di tutti gli zombie movie post apocalittici.