Il fascio della marmotta

Il Ciclo del Cazzaro è ricominciato: Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini, adesso tocca a lei, Giorgia Meloni, prima regina della dinastia dei Re Sòla.
E così com’è stato per gli altri, anche il suo momento passerà, e ne resteranno le macerie.
Sta a noi far sì che stavolta, insieme alla cazzara di turno, crolli anche il marcio sistema fascio-capitalista che l’ha prodotta.

14 pensieri su “Il fascio della marmotta

    • So che esiste una teoria che vede la rappresentanza politica come specchio dell’elettorato. Una teoria che non manca di qualche fondamento. Senonché tiene in scarsa considerazione l’insieme delle forze, a cominciare dalla scuola, dall’oppressione del bisogno, dal cattivo esempio dei gruppi dirigenti, della costante impunità dei malfattori, che l’opinione di quell’elettorato contribuiscono a formare. Con tutto ciò mi sento di affermare che gli eletti sono molto, ma molto peggio di pochi che ancora votano. Uno specchio deformante e canaglizzante, per dire.

  1. L’ha ripubblicato su miglieruoloe ha commentato:
    So che esiste una teoria che vede la rappresentanza politica come specchio dell’elettorato. Una teoria che non manca di qualche fondamento. Senonché tiene in scarsa considerazione l’insieme delle forze, a cominciare dalla scuola, dall’oppressione del bisogno, dal cattivo esempio dei gruppi dirigenti, della costante impunità dei malfattori, che l’opinione di quell’elettorato contribuiscono a formare. Con tutto ciò mi sento di affermare che gli eletti sono molto, ma molto peggio di pochi che ancora votano. Uno specchio deformante e canaglizzante, per dire.

  2. Solo che è timore mio ancestrale che, ai primi danni, grandi e migliorissimi responsabili si proporranno ad unanime consenso di risollevare le sorti da moribondo del Bel Paese, dunque di bastonare disgraziati per bene comune e amor patrio. E, intanto, a laboratorio d’esercizio antico, partoriranno il Nuovo, Grande Cazzaro cui aderirà qual messia popolume a specchio.

    • Timore fondato, timore vero. Bisogna però considerare che la storia, nel bene e nel male, non si ripete mai. O forse sì, il canagliume tende sempre ad abbondare, ci sono però periodi di cesura in cui “una scintilla incendia tutta una prateria”.
      Nessuno sa quando scoccherà, come freccia, la scintilla giusta. Si sa solo che l’arco è già teso, l’erba secca. Lo scoppio di un incendio di grandi proporzioni è sempre all’ordine del giorno.
      Un secolo fa un esponente dei “Centralisti Democratici” oppopsizone interna al Partito comunista Russo, nel Congresso tenutosi dopo i fatti di Kronstadt, concluse i discorso affermando (cito a memoria) “ci rivedremo fra cento anni”. Strana affermazione per un bolscevico, non giustificata da altro che dalla convinzione che i giopchi fossero ormai fatti, che la rivoluzione era sconfitta o si avviava a essere sconfitta. Ma perché fra cento anni? Non aveva la palle di vetro, costui. Né credeva posse possibile prevedere il lontano futuro. Ma calcolava. I tempi per l’involuzione e quella per la ricostituzione di una nuova occasione storica. Cento anni comunque significa oggi. Intuizione o solo animo esacerbato?
      Beh io credo che da oggi tutto sia possibile. Anche che il lavoro salariato si erga con modalità nuove contro la borghesia, si costituisca come classe dominante e ricominci la marcia che dovrebbe portare l’Uomo all’Alba della sua cpmpiuta Umanità.

        • Temo anche io che trascorrerà molto tempo primo di vedersi concretizzare la prospettiva del cambiamento. Tuttavia nè io, né nessun altro può azzardarsi a fare previsioni in merito. Quel che so è che il periodo di guerre e rivoluzioni che accompagna le trasormazioni radicali interne ai modi di produzione è cominciato almeno dall”Ottobre 1917; e che nonostante il prevalere della classe borghese non c’è stato, almeno fino agli anni ’80 del secolo scorso, periodo che non abbia conosciuto una rivolta anticapitalista. Ma anche dopop, anche sae su un piano meno ampio. Nel cortile degli americani le ultime, a comiciare dalle rivolta nel Chiapas.
          Sì, ogni momento è buono. Appena dopo che uno si è dimostrato cattivo. e poi di nuovo uno cattivo. Il vulcano si dice spento, ma continua a eruttare . Il problema del capitale è, detto in sintesi: che il capitale non può fare a meno della classe operaia, cioé una classe da sfruttare. Il lavoro salariato invece può fare a meno del capitale. Forse è per questo che si riprende a parlare di conglitto atomico. Per la borghesia è meglio la barbarie, o la scomnparsa dell’umanità, che la sua scomparsa come classe.
          Tra di noi vige un certo scetticismo. Tra Lorsignori invece no: sanno di avere i decenni contati. E si preparano.

          • C’è un vecchio compagno che si fece esperto d’economia, pure lo divenne, che fece scoperta d’autentica scientificità. Disse, egli che fa portinaio a Camera di lavoro in provincia ex rossa,, che saggio tendenziale di profitto divenne uguale a zero da quarant’anni. Che è cosa che collima con scritto preciso di Carletto. Che è pure cosa che vuol dire che capitale è moribondo, in decomposizione financo, e vuol fare come Sansone con Filistei. Senza conoscerne né origine nemmeno misfatti, mi ritrovai in fila a far filisteo e a dire che capellone non mi frega.

            • Concordo. Non farsi illusioni. L’ottimismo della volontà non deve oscurare il pessimismo della ragione, quel che voglio non può farmi illudere su quel che posso. Tuttavia lo scivolamento progressivo verso la barbarie è un dato di fatto, non teoria; come l’aumento esponenziale dell’Apocalisse, non previsione, ma Delegato della Polizia del Destino che bussa con sempre più insistenza alle porte delle nostre case. Che fare? Chiudersi nell’inverno del nostro scontento, oppure levarsi contro tutti i nostri mali e risolutamente finirli?
              I nostri mali… il peggiore dei quali è lo scoramento, arma subdola e vincente dei nostri nemici, la più insidiosa e foriera di sconfitte. Una sorta di bomba nucleare psicologica, che sconfigge l’avversario prima che questi inizi a combattere.
              Per esso, lo scoramento, che investe milioni e miliardi di essere umani, tutti noi rischiamo l’estinzione senza nemmeno aver combattuto seriamente alcuna battaglia.
              Mi conviene? NON MI CONVIENE. Appellarmi alla speranza, al sogno, alle briciole di possibilità, se ancora (ancora!) non vedo le Legioni dei Proletari in marcia. Alle briciole dei milioni e miliardi di Giovanni amareggiati che tengono ancora accese le fiaccole del pensare con la testa propria per illuminare il cammino verso un futuro che, chissà, potrebbe rivelarsi meno ostico di quanto temiamo.

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